Una domanda frequente che ci viene rivolta durante le aperture pubbliche dell'Osservatorio è: "quanto costa?". È credenza diffusa che un telescopio astronomico debba avere costi proibitivi. In realtà non è così: basta relativamente poco per acquistare uno strumento valido. In questo periodo di festa, se si ha un minimo di disponibilità economica, può essere una buona idea regalarsi o regalare un telescopio astronomico. È tuttavia importante scegliere lo strumento più adatto alle proprie esigenze in modo ragionato. In caso di dubbi, venite a trovarci in occasione delle aperture al pubblico e saremo felici di darvi qualche consiglio; nel corso degli anni abbiamo aiutato molte persone nell'acquisto del primo telescopio, che ancora ci ringraziano per averli avvicinati a ciò che è poi diventata una passione.

In seguito riportiamo alcune informazioni generali sui telescopi astronomici per uso amatoriale; ci soffermeremo sugli aspetti più importanti, trascurando molti dettagli che sono comunque poco utili per coloro che si avvicinano all'astronomia e desiderano acquistare il loro primo strumento.

Il telescopio astronomico

Un telescopio astronomico svolge due funzioni: ingrandisce gli oggetti lontani, e raccoglie luce per rendere visibili oggetti deboli. Un alto fattore di ingrandimento è utile per osservare la Luna e i pianeti; viceversa, raccogliere luce è importante se si vogliono osservare oggetti dello spazio profondo, come ammassi stellari, nebulose e galassie. Ad esempio, la Galassia di Andromeda ha una dimensione apparente corrispondente a più di tre volte la Luna piena, per cui non necessita di elevati ingrandimenti; tuttavia, non riusciamo a vederla perché è molto debole, per cui è utile avere uno strumento che raccolga molta luce, piuttosto che uno che ingrandisce molto.

Esistono diversi tipi di telescopi ottici. Quello più comune è il rifrattore, che usa lenti per ingrandire e mettere a fuoco le immagini. Il telescopio rifrattore è probabilmente quello che viene istintivamente associato alla parola "telescopio": un tubo lungo e sottile con una lente ad una estremità ed un oculare all'altra estremità.

Il telescopio riflettore è stato realizzato nel 1668 da Isaac Newton, e usa uno specchio concavo (specchio primario) per concentrare l'immagine verso l'apertura del tubo, dove uno specchio piano (specchio secondario) la fa uscire verso l'oculare. I telescopi riflettori sono adatti all'osservazione di oggetti deboli come galassie e nebulose.

La montatura

Il tubo ottico da solo non basta per realizzare un telescopio: è necessario posizionare il tubo su una montatura in grado di sostenerlo e di orientarlo nella direzione dell'oggetto da osservare.

Per i telescopi amatoriali si usano comunemente due tipi di montature. Le montature alt-azimutali funzionano come il cavalletto di una fotocamera: consentono di orientare il telescopio lungo l'asse verticale (in alto/in basso) e orizzontale (a sinistra/a destra). Puntare il telescopio non è quindi più difficile che puntare una macchina fotografica. Esiste una variante della montatura alt-azimutale detta montatura Dobsoniana. Si tratta di un tipo di montatura molto semplice, di solito realizzata in legno, sviluppata dall'astrofilo americano John Dobson.

Le montature equatoriali consentono anch'esse la regolazione lungo due assi, ma questi sono orientati in modo differente. L'asse della declinazione punta verso la stella Polare, mentre quello dell'ascensione retta consente di impostare il raggio della traiettoria circolare dell'oggetto che si vuole osservare. Questo tipo di montatura richiede pratica per essere usato ed è sconsigliata ai i principianti: abbiamo visto troppi neofiti rinunciare ad usare un telescopio perché non riuscivano a usare la montatura equatoriale!

 

 

Telescopio rifrattore su montatura alt-azimultaleTelescopio riflettore su montatura equatoriale

Da sinistra a destra: 1) un telescopio rifrattore su montatura alt-azimutale; 2) un telescopio riflettore su montatura equatoriale; 3) un telescopio riflettore su montatura Dobsoniana.

 

Quale telescopio acquistare?

Partiamo da una considerazione importante: Il telescopio ideale è quello che viene usato. È inutile spendere denaro in uno strumento sofisticato e difficile da maneggiare, che verosimilmente trascorrerà la sua vita in cantina o in soffitta a prendere polvere. Meglio uno strumento più economico e maneggevole che però venga effettivamente utilizzato.

Un buono strumento per iniziare con osservazioni visuali potrebbe essere un rifrattore su una montatura alt-azimutale robusta. I telescopi rifrattori richiedono poca manutenzione, e le montature alt-azimutali sono molto intuitive da usare: chi sa usare il cavalletto di una fotocamera sa usare una montatura alt-azimutale.

Conviene diffidare da strumenti iper-economici; molto spesso si tratta di telescopi più che validi dal punto di vista della qualità di visione, ma che risultano penalizzati da montature traballanti che rendono frustrante l'uso. Gli americani chiamano questo tipo di strumenti "hobby-killer", perché fanno passare la voglia di cimentarsi con l'astronomia amatoriale piuttosto di farla venire.

Un piccolo trucco per migliorare la stabilità di una montatura traballante è di appendere un peso al di sotto del punto dove si incontrano le tre gambe, cioè sotto lo snodo della testa. Il peso aiuterà a tenere la montatura ben piantata a terra, riducendo così le vibrazioni.

Se si è incerti, conviene acquistare il proprio primo telescopio presso un negozio specializzato: solitamente i gestori sono anch'essi astronomi e vi sapranno consigliare per il meglio.

Buone osservazioni, e cieli sereni!

 

 

È convocata, in via ordinaria, per il giorno domenica 10 dicembre 2023, l'Assemblea dei Soci presso l'Osservatorio Astronomico "Vanni Bazzan" di S. Apollinare (RO), alle ore 9:30 in prima convocazione e alle 10:00 in seconda convocazione, con il seguente ordine del giorno:

  1. Apertura dei lavori a cura del presidente G.A.P.;
  2. Nomina del presidente e del segretario dell'assemblea;
  3. Approvazione dell'ordine del giorno e accertamento della validità dell'Assemblea;
  4. Relazione sulle attività svolte nel 2022/23;
  5. Presentazione ed approvazione del bilancio consuntivo 2022;
  6. Presentazione ed approvazione del bilancio di previsione 2023;
  7. Programmazione delle attività previste per il 2023/24;
  8. Aggiornamento sullo stato di avanzamento lavori al Planetario;
  9. Proposta formazione di gruppi di lavoro;
  10. Varie ed eventuali.

Data l'importanza dei temi che verranno discussi è auspicabile la massima partecipazione.

Sarà anche l'occasione,per chi non lo avesse ancora fatto, di regolarizzare e rinnovare l'iscrizione per il 2023, ricordando che per avere diritto a partecipare alla presente assemblea, alla discussione con approvazione dei vari punti dell'o.d.g. e alla partecipazione attiva alle varie attività, è necessario essere in regola con l'iscrizione, inoltre è aperto anche il tesseramento per il 2024.

Rovigo, 30 dicembre 20223

IL PRESIDENTE.

 

 

 

 

Nella classe 3A dell'Istituto Comprensivo di Costa di Rovigo si fa orientamento attraverso testimonianze. Il 2 dicembre la classe ha ospitato il prof. Roberto Ragazzoni, noto astronomo e astrofisico. Due ore preziose, ricche di stimoli, consigli e affascinanti punti di vista. L’incontro è stato condotto direttamente dalle ragazze e dai ragazzi della classe, ma soprattutto è stato da loro ripreso con una telecamera  professionale, grazie alla guida esperta del regista Alberto Gambato. L’incontro è stato possibile grazie al nostro socio Riccardo Longato.

Alcune foto dell'incontro.

In questo periodo il Gruppo Astrofili Polesani sta svolgendo una intensa attività di divulgazione a favore delle scuole. Sabato 11 e  sabato 18 novembre 2023 abbiamo avuto il piacere di ospitare le classi 1A, 1B, 1C e 1D dell'Istituto Tecnico Agrario "Ottavio Munerati" di S. Apollinare (RO), accompagnate dai professori di scienze A. Davì e A. Giro. L'osservatorio astronomico "Vanni Bazzan" e l'ITA "Munerati" sono da sempre accomunati da un ottimo rapporto di buon vicinato, dato che occupano terreni confinanti e l'ITA mette a disposizione del gruppo un ampio parcheggio su un vasto terreno erboso dietro i nostri locali. Siamo quindi sempre felici di ricambiare il favore e cogliere l'occasione per cercare di instillare curiosità nei giovani studenti e studentesse.

Gli incontri sono stati coordinati dal presidente del GAP Marco Barella, appassionato di osservazione del Sole, che ha tenuto delle mini-lezioni introduttive spiegando le caratteristiche e il funzionamento della nostra stella. È interessante notare come, nonostante la relativa vicinanza (il Sole dista dalla Terra "solo" 150 milioni di Km) e i progressi dell'astronomia, ci siano ancora molte domande senza risposta relative al Sole. Ad esempio, non è chiaro il meccanismo che regola l'apparente ciclicità delle macchie solari, né è del tutto chiaro perché la superficie del Sole abbia una temperatura di circa 5000 gradi Kelvin, che però superano abbondantemente il milione di gradi K nella corona, che è la parte di atmosfera solare che si vede durante le eclissi totali di Sole. Tuttavia, dai tempi delle prime osservazioni di Galileo Galilei, molti progressi sono stati fatti, e disponiamo quindi di una buona comprensione almeno dei fenomeni più importanti.

 

Gli incontri sono proseguiti sul giardino esterno dell'osservatorio, dove sono state allestite delle postazioni per osservare il Sole in sicurezza. È importante sottolineare che l'osservazione del Sole richiede strumenti adeguati per non rischiare danni permanenti alla vista. Il Sole non va mai osservato direttamente al telescopio, ma vanno impiegati filtri speciali oppure strumenti appositamente costruiti per l'osservazione solare. In particolare, occorre evitare l'osservazione visuale con schermi di fortuna quali maschere da saldatore o altro, perché questi non proteggono dai raggi UV che possono compromettere irrimediabilmente la vista.

Una delle caratteristiche del Sole più facili da osservare sono le macchie solari, che appaiono come macchioline scure sulla superficie brillante. In questo periodo ce ne sono poche, ma quelle presenti sono risultate facilmente visibili con i nostri strumenti. Grazie a filtri speciali è stato anche possibile mostrare ai visitatori altre caratteristiche della superficie solare quali le protuberanze, immensi archi di materiale incandescente la cui altezza può raggiungere volte il diametro della Terra.

 

Il Sole

Di Kelvinsong; translated by Henrykus - Questo file deriva da: Sun poster.svg:, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39323090

 

Alla fine della mattinata, nonostante qualche nuvola che ha occasionalmente disturbato la visione, tutti i presenti hanno potuto ammirare con i propri occhi, e in sicurezza, la magnificenza del Sole. Ringraziamo le classi prime dell'ITA "Munerati" per l'interesse dimostrato, e gli insegnanti per la disponibilità. Alla prossima!

 

Una eccezionale aurora boreale ieri sera, domenica 5 novembre 2023 verso le 21, ha interessato le nostre latitudini. Evento poco frequente a latitudini molto a sud come la nostra, ma possibile soprattutto quando l'attività solare è alta. Il fenomeno è già avvenuto in passato ed è noto anche nei secoli scorsi, essendo stato descritto in antiche cronache locali risalenti al '700.

Le aurore polari dipendono del vento solare e dalla sua intensità, che all'origine parte con una velocità variabile tra i 200/900 km/s ed una temperatura attorno ad 1 milione di gradi. Il vento solare è un flusso continuo costituito principalmente da particelle energetiche quali elettroni, ioni e protoni irradiati dalla nostra stella. Quando questo flusso incontra il campo magnetico terrestre, viene convogliato dalle linee di forza verso i due poli magnetici, trasformando la Terra in un dipolo (un grosso magnete).

 

Campo magnetico di una barra magnetizzata visualizzato con limatura di ferro

Il campo magnetico prodotto da una barra magnetizzata può essere visualizzato con della limatura di ferro (Newton Henry Black - Newton Henry Black, Harvey N. Davis (1913) Practical Physics, The MacMillan Co., USA, p. 242, fig. 200, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=73846)

 

Normalmente le aurore compaiono abbastanza frequentemente a latitudini elevate, oltre il 65° parallelo, ma quando l'intensità del vento solare cresce per effetto di fenomeni come Brillamenti o Emissioni di Massa Coronale (CME), il flusso di elettroni e ioni aumenta e causa la formazione delle aurore anche a latitudini come la nostra. Queste aurore sono spesso accompagnate da potenti tempeste geomagnetica in grado di generare interferenze nelle trasmissioni radio e blackout nella rete elettrica.

CME e brillamenti o flare, meglio conosciuti come tempeste magnetiche solari, sono eventi che seguono i cicli di attività solare, la quale alterna periodi di minimi a periodi di massimi con una frequenza che oscilla attorno agli undici anni; sono quindi eventi molto rari durante il minimo solare e frequenti quando si manifestano a cavallo del massimo solare. È facile intuire che quando la nostra stella si trova a cavallo del massimo, potrà più facilmente indurre la nostra magnetosfera a generare spettacolari aurore polari a volte visibili anche dell'Italia. In genere il flusso impiega tra le 18 ore e i 5 giorni per arrivare dal Sole alla Terra; questo dipende dalla velocità e dell'intensità del vento solare, dalla posizione sulla superficie solare "fotosfera" e dal percorso che seguirà in quanto non si propaga in linea retta ma con un moto a spirale perché influenzato dal campo magnetico interplanetario in cui il Sole è immerso. Una volta catturati elettroni e ioni, vengono convogliati dalla magnetosfera terrestre verso i poli, penetrando in atmosfera all'altezza della Termosfera, ad una quota che oscilla tra i 100/600 km. A questo punto le particelle collidono con il gas dell’atmosfera terrestre, lo riscaldano e lo ionizzano, dando luogo all’emissione di radiazioni, dove i vari colori visibili sono dovuti ai diversi elementi dell’atmosfera eccitati dall’impatto con le particelle provenienti dal Sole.

Dal momento che si originano i flare o le CME, si manifestano come aurore sulla Terra dopo minimo 15 ore e per i 2 o 3 giorni successivi, quindi è consigliabile tenere d'occhio la volta celeste per alcuni giorni dopo la prima manifestazione. Si presti attenzione anche al massimo di questo ciclo n° 25, ormai prossimo visto che avverrà tra l'anno 2025 e 2026 e quindi tra il 2024 ed il 2028 potrebbero verificarsi anche altre aurore.

Una curiosità: possiamo ringraziare Galileo Galilei e Pierre Gassendi per il nome “aurora boreale” dato da loro alle luci rosate, probabilmente osservate in un momento di particolare attività solare.

Marco Barella

Credit foto: INAF Padova dall'Osservatorio di Asiago; Marco Barella Sole in Ha e visuale del 4 novembre

Una eclissi di Luna si verifica quando la Terra si trova tra il Sole e la Luna, in modo che l'ombra del nostro pianeta venga proiettata sulla Luna. Nel caso in cui la Luna sia interamente all'interno del cono d'ombra proiettato dalla Terra siamo di fronte ad una eclissi totale; invece, se solo una parte dell'ombra della Terra colpisce il nostro satellite, siamo di fronte ad una eclissi parziale.

 

Fasi di una eclissi di Luna

SiroMorello - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=71208976

 

L'eclissi di Luna di sabato 28 ottobre 2023 sarà una eclissi parziale di modesta entità e a malapena percepibile, in quanto la parte di Luna che entrerà nell'ombra della Terra sarà solamente il 6%, presentandosi durante la fase di massimo dell'eclissi come un piccolo lembo del disco lunare oscurato. Nella fase massima non vedremo quindi la caratteristica colorazione rossastra tipica delle eclissi lunari totali, ma solo una Luna piena leggermente meno luminosa, in quanto immersa nella penombra, con una piccola fettina di lembo oscurata.

Interessante la configurazione in cielo con la presenza al suo fianco, di un luminosissimo Giove.

Orari delle varie fasi

Il primo contatto con la penombra avverrà alle 20:01 TL (ora Italia) ad una altezza di circa 20° sopra l'orizzonte, e l'effetto visibile sarà un leggero calo generale della sua luminosità. La fase più interessante inizierà alle 21:35 TL quando arriverà il primo contatto con l'ombra (entrata nel cono d'ombra) per culminare alle 22:14 TL ad una altezza di circa 45° ed uscirne alle 22:52 TL. Sarà in questa fase che si noterà l'oscuramento da un lato della piccola porzione di Luna. Terminata questa fase la Luna proseguirà il suo percorso nella penombra uscendone definitivamente alle 24:26 TL ad una altezza di circa 60°, anche se in quest'ultima parte la Luna apparirà nel suo complesso leggermente meno luminosa, per tornare progressivamente alla sua luminosità normale.

 

Le fasi dell'eclissi simulate con Stellarium

 

Attenzione, poco più di due ore dopo la fine dell'eclissi tornerà l'ora solare e quindi dovremo spostare indietro di un'ora le lancette dell'orologio.

Apertura straordinaria dell'osservatorio

In occasione dell'eclissi parziale di Luna, l'osservatorio astronomico "Vanni Bazzan" effettuerà una apertura straordinaria a partire dalle ore 21:00 di sabato 28 ottobre 2023. I locali dell'osservatorio non saranno accessibili, ma verranno posizionati alcuni strumenti portatili nel giardino esterno. Si raccomanda ai visitatori di essere adeguatamente vestiti perché saremo all'esterno. Non serve prenotazione, e l'ingresso è gratuito ad offerta libera.

M. Barella

Credit orari e rappresentazioni grafiche da UAI.

 

Quanto è grande l'universo? Questa semplice domanda continua ad assillare gli astronomi da sempre; un secolo fa si riteneva che l'universo consistesse nella sola Via Lattea, la nostra galassia. un disco del diametro di 90000 anni luce composto da centinaia di miliardi di stelle (le stime recenti indicano tra 100 e 400 miliardi). È certamente una struttura immensa: la luce, viaggiando a 300000 Km/s, impiega 90000 anni per andare da un capo all'altro della Via Lattea (un anno-luce corrisponde a circa 9000 miliardi di Km). Fino ad un secolo fa, quindi, si riteneva che la Via Lattea fosse tutto quello che c'è nell'universo.

Le cose sono cambiate nell'ottobre del 1923, quando l'astronomo Edwin Hubble ha analizzato una lastra fotografica di quella che all'epoca veniva chiamata "nebulosa di Andromeda", e vi ha individuato una stella particolare che ha etichettato scrivendo "VAR!" sulla lastra. Questa piccola stella ha cambiato di colpo e per sempre la nostra concezione dell'universo.

 

Edwin Hubble

A sinistra: Edwin Hubble (1889-1963, Pubblico Dominio), Al centro: Henrietta Swan Leavitt (1868-1921, Pubblico Dominio). A destra: immagine moderna della Cefeide di Hubble ripresa dal telescopio spaziale che porta il suo nome.

La stella individuata da Hubble è una stella variabile Cefeide. Queste stelle hanno la caratteristica di "pulsare", cioè di "gonfiarsi" e "sgonfiarsi" periodicamente, cambiando nel contempo la propria luminosità, e si chiamano così perché la prima stella di questo tipo ad essere scoperta è stata Delta Cephei, nella costellazione di Cefeo. Le stelle variabili Cefeidi erano state studiate in precedenza dall'astronoma Henrietta Swan Leavitt, che dimostrò che la luminosità effettiva di queste stelle dipende esclusivamente dal periodo delle pulsazioni. La luminosità effettiva di una stella è la quantità di energia elettromagnetica emessa dalla stella, che è diversa dalla luminosità apparente che invece è la quantità di energia che percepiamo dalla Terra. Questa distinzione è fondamentale, dato che due stelle con la stessa luminosità effettiva ma che si trovano l'una ad una distanza maggiore dell'altra rispetto a noi, avranno luminosità apparente diversa. In particolare, sappiamo che la luminosità apparente di un oggetto è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dall'osservatore: se la distanza raddoppia la luminosità apparente diventa un quarto. Quindi, conoscendo la luminosità effettiva di una stella, confrontandola con quella apparente riusciamo a determinare quanto è lontana. La scoperta di Henrietta Leavitt ha permesso di usare le stelle variabili Cefeidi come "candele standard" per misurare il cosmo.

 

Curva di luminosità di Delta Cephei

Curva di luminosità di Delta Cephei, che mostra come la luminosità della stella oscilli nel tempo (ThomasK Vbg, CC BY-SA 3.0).

 

La Cefeide di Hubble ha permesso di calcolare la distanza della "nebulosa di Andromeda" in circa due milioni e mezzo di anni luce, ben al di fuori dei confini della Via Lattea. Grazie all'osservazione di Hubble e al fondamentale contributo di Henrietta Leavitt, l'universo è diventato di colpo molto più grande di quanto avremmo mai immaginato. La nostra galassia è solo una delle innumerevoli galassie che lo popolano: Andromeda non era più una semplice "nebulosa", ma un'altra galassia come la nostra.