Il cielo notturno è una delle poche cose di cui l'umanità ha sempre goduto. Gli antichi passavano molto più tempo di noi a osservare il cielo, e grazie alle loro osservazioni è nata la moderna astronomia. Fino a epoche recenti, chiunque poteva volgere il proprio sguardo verso il cielo notturno, e meravigliarsi di ciò che vedeva.
Purtroppo tutto questo rischia di diventare un lontano ricordo, almeno per la maggior parte di noi. Il ricorso massiccio e incontrollato all'illuminazione artificiale sta rendendo il cielo stellato una merce sempre più rara. Dai nostri centri urbani si possono osservare a occhio nudo solo una decina di stelle più brillanti, oltre alla luna e i pianeti; il resto delle meraviglie del cosmo sono precluse, a meno di spostarsi in luoghi bui, sempre più rari e lontani dalle città (e quindi scomodi da raggiungere).
A sinistra: In zone buie le nuvole appaiono scure rispetto al cielo di sfondo; nel caso di inquinamento luminoso, le nuvole brillano a causa della luce riflessa (Christopher Kyba and Ray Stinson, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16062780). A destra: mappa dell'inquinamento luminoso in Europa nel 1996-1997 (Albester, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35812140)
In concreto, l'inquinamento luminoso consiste in una luminosità di fondo che forma delle "cupole" di chiarore in corrispondenza di centri urbani o altre aree a forte illuminazione (es., parcheggi, centri sportivi, aree industriali, ecc.). Una corretta illuminazione è utile e importante; tuttavia, è altrettanto importante evitare sprechi di energia (soprattutto di questi tempi!) e limitare l'impatto sulla natura.
L'inquinamento luminoso produce danni economici e ambientali che interessano tutti, non solo chi (per lavoro o per passione) osserva il cielo notturno. L'osservatorio astronomico "Vanni Bazzan" fa parte di una rete per il rilevamento dell'inquinamento luminoso grazie al supporto dell'associazione "Veneto Stellato" che ha fornito un sensore professionale (Unihedron SQM-LE) installato sul tetto all'interno di un contenitore stagno che lo protegge dall'umidità.
Il sensore per il monitoraggio dell'inquinamento luminoso nella scatola protettiva sul tetto dell'osservatorio "Vanni Bazzan"
Il sensore è puntato verso lo zenit e misura la brillanza del cielo notturno. Grazie a software appositamente sviluppato dal Gruppo Astrofili Polesani, i dati vengono raccolti e inviati periodicamente all'ARPAV che successivamente li rende pubblicamente visibili su questa pagina.
Il Gruppo Astrofili Polesani fornisce in questo modo il proprio contributo per diffondere l'importanza di una corretta illuminazione pubblica e privata, che consenta di coniugare le esigenze di comfort e sicurezza con la tutela di un bene comune spesso sottovalutato: il cielo stellato.