Una eccezionale aurora boreale ieri sera, domenica 5 novembre 2023 verso le 21, ha interessato le nostre latitudini. Evento poco frequente a latitudini molto a sud come la nostra, ma possibile soprattutto quando l'attività solare è alta. Il fenomeno è già avvenuto in passato ed è noto anche nei secoli scorsi, essendo stato descritto in antiche cronache locali risalenti al '700.

Le aurore polari dipendono del vento solare e dalla sua intensità, che all'origine parte con una velocità variabile tra i 200/900 km/s ed una temperatura attorno ad 1 milione di gradi. Il vento solare è un flusso continuo costituito principalmente da particelle energetiche quali elettroni, ioni e protoni irradiati dalla nostra stella. Quando questo flusso incontra il campo magnetico terrestre, viene convogliato dalle linee di forza verso i due poli magnetici, trasformando la Terra in un dipolo (un grosso magnete).

 

Campo magnetico di una barra magnetizzata visualizzato con limatura di ferro

Il campo magnetico prodotto da una barra magnetizzata può essere visualizzato con della limatura di ferro (Newton Henry Black - Newton Henry Black, Harvey N. Davis (1913) Practical Physics, The MacMillan Co., USA, p. 242, fig. 200, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=73846)

 

Normalmente le aurore compaiono abbastanza frequentemente a latitudini elevate, oltre il 65° parallelo, ma quando l'intensità del vento solare cresce per effetto di fenomeni come Brillamenti o Emissioni di Massa Coronale (CME), il flusso di elettroni e ioni aumenta e causa la formazione delle aurore anche a latitudini come la nostra. Queste aurore sono spesso accompagnate da potenti tempeste geomagnetica in grado di generare interferenze nelle trasmissioni radio e blackout nella rete elettrica.

CME e brillamenti o flare, meglio conosciuti come tempeste magnetiche solari, sono eventi che seguono i cicli di attività solare, la quale alterna periodi di minimi a periodi di massimi con una frequenza che oscilla attorno agli undici anni; sono quindi eventi molto rari durante il minimo solare e frequenti quando si manifestano a cavallo del massimo solare. È facile intuire che quando la nostra stella si trova a cavallo del massimo, potrà più facilmente indurre la nostra magnetosfera a generare spettacolari aurore polari a volte visibili anche dell'Italia. In genere il flusso impiega tra le 18 ore e i 5 giorni per arrivare dal Sole alla Terra; questo dipende dalla velocità e dell'intensità del vento solare, dalla posizione sulla superficie solare "fotosfera" e dal percorso che seguirà in quanto non si propaga in linea retta ma con un moto a spirale perché influenzato dal campo magnetico interplanetario in cui il Sole è immerso. Una volta catturati elettroni e ioni, vengono convogliati dalla magnetosfera terrestre verso i poli, penetrando in atmosfera all'altezza della Termosfera, ad una quota che oscilla tra i 100/600 km. A questo punto le particelle collidono con il gas dell’atmosfera terrestre, lo riscaldano e lo ionizzano, dando luogo all’emissione di radiazioni, dove i vari colori visibili sono dovuti ai diversi elementi dell’atmosfera eccitati dall’impatto con le particelle provenienti dal Sole.

Dal momento che si originano i flare o le CME, si manifestano come aurore sulla Terra dopo minimo 15 ore e per i 2 o 3 giorni successivi, quindi è consigliabile tenere d'occhio la volta celeste per alcuni giorni dopo la prima manifestazione. Si presti attenzione anche al massimo di questo ciclo n° 25, ormai prossimo visto che avverrà tra l'anno 2025 e 2026 e quindi tra il 2024 ed il 2028 potrebbero verificarsi anche altre aurore.

Una curiosità: possiamo ringraziare Galileo Galilei e Pierre Gassendi per il nome “aurora boreale” dato da loro alle luci rosate, probabilmente osservate in un momento di particolare attività solare.

Marco Barella

Credit foto: INAF Padova dall'Osservatorio di Asiago; Marco Barella Sole in Ha e visuale del 4 novembre