Domani il Sole lascia la costellazione del Toro per entrare nei Gemelli e raggiungere così, il punto più alto dell'anno lungo il percorso apparente detto eclittica, la linea che traccia nei nostri cieli. Quest'anno il solstizio estivo avviene il 21 giugno, precisamente alle ore 16:58 TL (ora estiva italiana).
Nel giorno più lungo dell'anno il Sole sorge a Rovigo alle 5:25 e tramonta alle 21:04, per una durata complessiva del giorno pari a 15 ore e 39 minuti. Nel giorno del solstizio la nostra stella transita al meridiano locale di Rovigo (Meridiana della Rotonda) alle ore 13:15 mentre si trova ancora in primavera. Le foto che seguono, scattate da Marco Barella, mostrano lo gnomone della Chiesa della Beata Vergine del Soccorso (più nota come la Rotonda) di Rovigo in occasione del solstizio.
 
Gnomone della Rotonda a Rovigo, foto di Marco Barella Gnomone della Rotonda di Rovigo, foto di Marco Barella Gnomone della Rotonda a Rovigo, foto di Marco Barella
 
Il termine solstizio deriva dal latino sol (Sole) e sistere (stare fermo), col significato di “Sole stazionario". In astronomia il solstizio è definito come il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente nel cielo e lungo l'eclittica, il punto di declinazione (altezza), più alto o più basso. Nel caso del solstizio d'estate, a Rovigo, sarà raggiunto il punto più alto sull'orizzonte pari a 68,5°(latitudine 45° + 23,5° inclinazione terrestre).
 
 
In questi giorni raggiunge lungo l'orizzonte est il punto più a nord di levata e ad ovest il punto più a nord di tramonto. Quest'anno il Sole percorre il momento del solstizio in una fase di grande attività, visto che si avvicina al massimo solare del 2025.
La foto che ho scattato ieri sera 19 giugno è più o meno la situazione in cui si troverà anche domani, con abbondanza di aree attive, macchie e prominenze. Direi che rende anche bene l'idea di un Sole rovente, in "fiamme" come in questi giorni di primo vero caldo estivo.
 
 
Marci Barella
Fonte: orari nazionali UAI
Talete di Mileto

Sabato 1 luglio 2023 alle ore 21:00 presso il Giardino della Gemma di Arqua' Polesine il nostro vicepresidente Luca Boaretto terrà una conferenza pubblica sull'astronomia, e a seguire uno spettacolo in cui vestirà i panni di Talete di Mileto. Al termine dello spettacolo sarà possibile osservare il cielo con la strumentazione scientifica messa a disposizione dal Gruppo Astrofili Polesani.

È richiesta la prenotazione. Per info e prenotazioni chiamare il 366 9768339.

Gruppo Astrofili Polesani

"Spaziando" d'estate

16 giugno 2023 ore 21:30

 

Ammassi Globulari

fossili cosmici della giovane Via Lattea

 

Maria Vittoria Legnardi
 

 

 

Venerdì 16 giugno 2023 alle ore 21.30 prosegue il ciclo di incontri "Spaziando", in cui esperti e studiosi di fama internazionale illustreranno le ultime novità e le più recenti scoperte astronomiche. In questo incontro avremo come ospite Maria Vittoria Legnardi che ci parlerà degli ammassi globulari.

Gli ammassi globulari sono spettacolari agglomerati sferici composti da centinaia di migliaia di stelle tenute insieme dalla gravità. Annoverati tra gli oggetti più antichi dell’Universo, rappresentano dei veri e propri fossili cosmici che permettono di far luce sugli eventi che hanno portato alla formazione della Via Lattea. Un po’ come degli Indiana Jones dello spazio, in questa presentazione andremo alla scoperta dei segreti più nascosti che questi reperti possono rivelarci sull’origine e l’evoluzione della nostra galassia

Maria Vittoria Legnardi ha conseguito la laurea magistrale in Astrofisica e Cosmologia presso l'Università di Padova, dove sta proseguendo la sua formazione come dottoranda di ricerca in astronomia. È autrice di un importante studio, pubblicato nel 2023 sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, in cui getta nuova luce sui meccanismi con cui le nubi interstellari modificano la luce emessa dagli oggetti celesti

La  conferenza si terrà presso il giardino dell'osservatorio astronomico "Vanni Bazzan" in via Sinesio Cappello 12, S. Apollinare (RO) (link alla mappa)

Ingresso gratuito ad offerta libera.

Per informazioni è possibile chiamare il numero 351 6819943 (attivo ogni giorno dalle 19:00 in poi); è anche possibile inviare un messaggio Whatsapp allo stesso numero.

Vi aspettiamo numerosi

 

Locandina dell'evento:



 


La conferenza di Maria Vittoria Legnardi è stata seguita da un folto pubblico nonostante le condizioni meteo non favorevoli (pochi minuti dopo la fine della conferenza ha iniziato a piovere!). Al termine della presentazione, il presidente e il vicepresidente del Gruppo Astrofili Polesani hanno consegnato a Maria Vittoria la targa di socia onoraria come segno di riconoscenza per il contributo dato a "Spaziando".

Gruppo Astrofili Polesani

"Spaziando" d'estate

9 giugno 2023 ore 21:30

 

Le Stelle di Neutroni

 

Roberto Turolla
 

 

 

Venerdì 9 giugno 2023 alle ore 21.30 inizia il ciclo di incontri "Spaziando", in cui esperti e studiosi di fama internazionale illustreranno le ultime novità e le più recenti scoperte astronomiche. In questo primo incontro avremo come ospite Roberto Turolla che ci parlerà delle stelle di neutroni, gli oggetti più misteriosi dell'universo: quali straordinari fenomeni avvengono al loro interno e nelle loro vicinanze?

Roberto Turolla è professore ordinario di astronomia e astrofisica all'Università di Padova, Honorary professor presso il Mullard Space Science Laboratory, University College London e membro della International Astronomical Union. Studia oggetti compatti, stelle di neutroni e buchi neri, attraverso l’acquisizione di dati osservativi e la loro interpretazione in termini di modelli fisici. Le sue ricerche sono state pubblicate da prestigiose riviste internazionali quali Nature e Science.

La  conferenza si terrà presso il giardino dell'osservatorio astronomico "Vanni Bazzan" in via Sinesio Cappello 12, S. Apollinare (RO) (link alla mappa)

Ingresso gratuito ad offerta libera.

Per informazioni è possibile chiamare il numero 351 6819943 (attivo ogni giorno dalle 19:00 in poi); è anche possibile inviare un messaggio Whatsapp allo stesso numero.

Vi aspettiamo numerosi

 

Locandina dell'evento:


La conferenza del prof. Turolla ha attirato un folto pubblico, tra cui molti giovani (e alcuni studenti di astronomia) che ha seguito con attenzione e curiosità le spiegazioni sulle straordinarie proprietà delle stelle di neutroni. Al termine della serata, il prof. Turolla ha ricevuto la targa di socio onorario del Gruppo Astrofili Polesani: un piccolo gesto di ringraziamento che si aggiunge alla lunga lista di riconoscimenti a livello internazionale che ha già ottenuto con i suoi studi.

 

 

Impressione artistica dell'esopianeta 51 Pegasi b By ESO/M. Kornmesser/Nick Risinger (skysurvey.org) - ESO website, CC BY 4.0

Un folto pubblico si è presentato all'osservatorio in occasione dell'apertura al pubblico di venerdì 2 giugno, complice il lungo ponte della Festa della Repubblica e le condizioni meteo tutto sommato accettabili (basta accontentarsi...). La serata è iniziata con una mini-conferenza sulla scoperta degli esopianeti (detti anche pianeti extrasolari), cioè di pianeti che orbitano altre stelle.

Sebbene l'esistenza di pianeti extrasolari fosse ritenuta molto probabile fin dall'antichità, è stato necessario aspettare gli anni '90 per avere le prime osservazioni confermate. I primi esopianeti ad essere confermati sono stati PSR B1257+12 B e PSR B1257+12 B; nonostante i nomi sembrino più appropriati per targhe automobilistiche che pianeti, si è trattato di una scoperta estremamente importante, tanto più che i pianeti non orbitano una stella normale ma la pulsar PSR B1257+12. Una pulsar è una stella di neutroni in rapida rotazione che emette fasci di impulsi radio; le stelle di neutroni si formano dal collasso gravitazionale di una stella di massa molto maggiore del Sole al termine del suo ciclo di vita.

Impressione artistica dei pianeti in orbita attorno alla pulsar PSR B1257+12. Crediti: NASA/JPL-Caltech/R. Hurt (SSC) - http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA08042, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=705149

Impressione artistica dei pianeti in orbita attorno alla pulsar PSR B1257+12 (NASA/JPL-Caltech/R. Hurt (SSC) - http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA08042, Public Domain)

 

Nel 1995 è stato scoperto il primo pianeta in orbita attorno ad una stella "normale", cioè appartenente alla sequenza principale. Il pianeta, denominato 51 Pegasi b, ha fruttato agli astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz che l'hanno scoperto il premio Nobel per la fisica.

Impressione artistica dell'esopianeta 51 Pegasi b; By ESO/M. Kornmesser/Nick Risinger (skysurvey.org) - ESO website, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39719418

Impressione artistica dell'esopianeta 51 Pegasi b (ESO/M. Kornmesser/Nick Risinger (skysurvey.org) - ESO website, CC BY 4.0)

 

Da allora, i pianeti extrasolari sono stati scoperti a centinaia al punto che i sistemi planetari, che una volta si ritenevano come minimo rari, sono oggi considerati la normalità.

Scoprire pianeti extrasolari è abbastanza difficile: non per niente le scoperte sono avvenute solo di recente. Le stelle sono infatti molto lontane da noi, e la presenza di un pianeta viene nascosta dalla luminosità accecante della stella. Osservare un esopianeta è un po' come cercare di osservare una zanzara che svolazza attorno ad un faro che si trova a chilometri di distanza!

Tra le diverse tecniche usate dagli astronomi per intuire la presenza di esopianeti attorno alle stelle c'è il metodo dell'occultamento detto anche metodo del transito: un esopianeta che transita lungo la linea di visuale tra noi e la sua stella ne diminuisce la luminosità. Di conseguenza, il metodo dell'occultamento richiede di misurare la luminosità di una stella alla ricerca di cali periodici, che possono indicare il passaggio di un corpo che blocca temporaneamente parte della luce.

Come funziona il metodo dell'occultamento; By User:Nikola Smolenski - Inspired by image at http://www.iac.es/proyect/tep/transitmet.html, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=487277

Rappresentazione schematica del metodo dell'occultamento: il passaggio di un esopianeta davanti ad una stella ne abbassa di poco la luminosità (curva in basso). User:Nikola Smolenski - Inspired by image at http://www.iac.es/proyect/tep/transitmet.html, CC BY-SA 3.0

 

Il metodo dell'occultamento è stato oggetto di uno dei nostri immancabili "Astro attack!"; stavolta abbiamo avuto bisogno di un po' di supporto tecnologico ma, come da tradizione, molto a buon mercato. Ecco la lista del materiale occorrente:

  • Una fotoresistenza (abbiamo usato una GL5506, ma qualunque altra fotoresistenza va bene);
  • Una resistenza da 1k
  • Un microcontrollore Arduino o compatibile
  • Un PC per visualizzare i risultati
  • Due dischi di cartone annerito incollati alle estremità di altrettanti stecchini.

Una fotoresistenza è un dispositivo elettronico che agisce come una resistenza (cioè rallenta il passaggio di una corrente elettrica) il cui valore dipende dall'intensità della luce a cui è esposta. Di conseguenza, una fotoresistenza illuminata farà registrare un valore di resistenza basso, mentre la stessa fotoresistenza tenuta al buio farà registrare un valore di resistenza elevato.

Fotoresistenza (foto di Moreno Marzolla)

 

Abbiamo utilizzato un microcontrollore Arduino compatibile per leggere e visualizzare tramite un PC il valore della fotoresistenza. Per fare ciò abbiamo realizzato con l'aiuto del nostro socio Gianluca Colombo un semplice circuito, detto partitore resistivo, schematizzato come segue:

Per completare l'esperimento è sufficiente caricare il programma seguente sull'Arduino, e attivare il "plotter seriale" del software Arduino IDE.

void setup( )
{
  Serial.begin(9600);
}

void loop( )
{
  const int sensorValue = analogRead(A0);
  Serial.print("0 ");
  Serial.println(sensorValue);
  delay(100);
}

Puntiamo ora una lampada da tavolo verso la fotoresistenza. Usiamo due dischi di cartone annerito attaccati alle estremità di due stecchini per simulare il passaggio di esopianeti; i dischi devono avere dimensione diversa, dato che esistono esopianeti di tutte le taglie.

Due dischi di cartone di diversa misura incollati alle estremità di due stecchini rappresenteranno due esopianeti di diversa dimensione (Foto di Moreno Marzolla)

 

facciamo passare i due dischi di cartone tra la lampada e la fotoresistenza, e osserviamo come cambia l'intensità luminosa captata dalla fotoresistenza. Il disco piccolo produrrà un piccolo calo di luminosità, mentre il disco più grande produrrà un calo più marcato.

Di conseguenza, il metodo dell'occultamento fornisce anche informazioni sulla dimensione del corpo che passa davanti alla stella.

L'osservazione al telescopio principale ha avuto come protagonista la Luna piena (illuminata al 98%) che molti visitatori hanno "portato a casa" fotografandola col proprio cellulare direttamente dall'oculare del telescopio. Grazie agli strumenti portatili di recente acquisizione, è stato anche possibile ammirare il pianeta Venere, illuminato al 50%, che appariva come un piccolo dischetto luminoso diviso a metà. L'esplorazione del cielo è poi proseguita, scansando le immancabili nuvole, con la "doppia doppia" della Lira, Epsilon Lyrae, e per i più avventurosi la nebulosa ad anello M57, purtroppo a malapena visibile a causa del cielo velato e del chiarore diffuso prodotto dalla Luna.

 

Venerdì 12 maggio alle ore 21:30 presso il Cinema Teatro Duomo si è tenuta la conferenza di Licia Verde dal titolo "Nascita ed evoluzione dell'universo".

La serata si apre fra un misto di teatro arte e genesi, magistralmente rappresentata dall'Associazione teatrale Gatto Rosso con vignette dal vivo di don Giovanni Berti.

Bellissima serata che il Festival Biblico in collaborazione con il Gruppo Astrofili Polesani ha voluto offrire al pubblico per ospitare la cosmologa Licia Verde, al teatro del Duomo di Rovigo.

La serata dopo una breve introduzione da parte della cosmologa, ha preso una forma vivace e dinamica, guidata dai ragazzi di Paleoradio (studenti web radio Liceo Scientifico Paleocapa Rovigo), con domande stimolanti fornendo a Licia gli elementi per spiegare e allo stesso tempo rispondere, ai quesiti più comuni sulla genesi, l'evoluzione e il senso del nostro universo. Veste insolita ma molto briosa per divulgare la cosmologia e allo stesso tempo far luce sulle tante domande che tutti ci poniamo.

Tra '800 e '900 visto l'ampliarsi della conoscenza scientifica nel campo dell'astronomia, sono nate altre discipline fra le quali la cosmologia e proprio quest'ultima per dare risposte sulla genesi, l'evoluzione del nostro universo e la comprensione generale della realtà in cui tutto questo si manifesta. Nascono così le teorie su cui si fonda la nostra comprensione del cosmo, formulate su ipotesi che affondano le radici nelle leggi della fisica. Teorie che nascono dal grande insegnamento di Galileo e del metodo scientifico, osservare, formulare un'ipotesi, sperimentare, raccogliere, elaborare dati ed infine condividere i risultati per farli analizzare dalla comunità scientifica. Rispettando questo insegnamento, che è fondamentale per mantenere il valore scientifico, unita alla intuizione e alla capacità tutta umana di rompere gli schemi per mettere tutto in discussione, ci da la favolosa libertà di pensiero e rende possibile l'evoluzione del nostro sapere in una crescita continua verso la conoscenza.

M. Barella

Licia Verde, cosmologa, fisica teorica, professore ICREA Fisica e Astronomia all'Università di Barcellona. Ha conseguito la laurea nel 1996 all'universita' di Padova e il dottorato nel 2000 all'università di Edimburgo. Ha poi svolto studi post-dottorato presso la Princeton University e nel 2003 è entrata a far parte della facoltà dell'Università della Pennsylvania. Dal 2007 è professore ICREA a Barcellona. Il suo ambito di ricerca include la struttura su larga scala, la materia oscura, l'energia oscura, l'inflazione e il fondo cosmico a microonde.

Dopo mesi di maltempo, la serata di venerdì 5 maggio 2023 si è finalmente presentata serena, pur con qualche velatura. Non sorprende quindi che in molti visitatori si siano presentati alla consueta apertura al pubblico dell'osservatorio "Vanni Bazzan" di S. Apollinare, desiderosi di esplorare la volta celeste sotto la guida dei nostri divulgatori.

La mini-conferenza di introduzione alla serata è stata dedicata alle stelle: come nascono, come evolvono, e come concludono la loro esistenza? Con uno dei nostri "astro attack" abbiamo mostrato al pubblico quanto sia semplice (si fa per dire...) costruire una stella con pochi ingredienti e un po' di ingegno. Ma andiamo con ordine.

Le stelle si formano quando una nube di gas (tipicamente, idrogeno) e polveri inizia ad addensarsi a causa della forza di gravità. Il collasso della nube spinge gli atomi di idrogeno sempre più vicini tra loro, fino ad innescare la reazione di fusione nucleare in cui gli atomi di idrogeno vengono "spinti" dalla gravità l'uno contro l'altro per produrre atomi di elio. Questo procedimento, su vasta scala, libera una immensa quantità di energia: si è accesa una stella!

L'idrogeno è un gas molto comune sulla Terra, ma si trova prevalentemente nelle molecole di acqua, che sono composte da due atomi di idrogeno legati a uno di ossigeno. Ecco gli ingredienti per separare l'idrogeno dall'ossigeno:

  • una vaschetta d'acqua
  • bicarbonato o sale da cucina
  • un foglio di alluminio da cucina
  • una batteria da 4,5V
  • una provetta o piccolo flacone vuoto, anche di plastica
  • del filo elettrico

 

Elettrolisi di una soluzione di acqua e bicarbonato di sodio, in preparazione

 

Si scioglie qualche cucchiaino di bicarbonato o di sale da cucina nell'acqua; si collega il polo positivo al foglio di alluminio opportunamente piegato e immerso nell'acqua, e il polo negativo ad un pezzo di filo elettrico la cui estremità è stata privata della guaina di protezione.

Si immerge la provetta nella vaschetta e la si riempie completamente con la soluzione, facendo uscire tutta l'aria. Si posiziona la provetta con la base rivolta verso il basso e immersa nell'acqua; per mantenere stabile la provetta si può usare una molletta da bucato infilata in un sostegno di fil di ferro opportunamente sagomato. Inserendo il cavo elettrico collegato al polo positivo della batteria all'interno della fialetta, si svilupperanno delle piccole bolle di idrogeno che si accumuleranno in cima. Abbiamo ottenuto l'ingrediente con cui costruire una stella!

 

Schema esperimento per elettrolisi dell'acqua

 

L'unico problema è che per costruire una stella di medie dimensioni come il nostro Sole servono 2 miliardi di miliardi di miliardi di tonnellate di idrogeno...

 

 

 

Le stelle evolvono in un delicato equilibrio tra la forza di gravità, che tende a comprimerle verso il centro, e l'energia prodotta dalla fusione nucleare che invece tende a farle esplodere. Finché queste forze si bilanciano, le stelle continuano a brillare; il nostro Sole è arrivato a circa metà della sua vita, e continuerà così per altri 6 miliardi di anni.

Una volta esaurito l'idrogeno, le stelle iniziano a fondere elio per produrre elementi via via più pesanti. Il processo termina quando viene prodotto ferro. Se si tenta di fondere atomi di ferro per produrre elementi più pesanti, non viene liberata energia ma ne viene consumata. A questo punto la sorte di una stella è segnata, e dipende dalla sua massa, cioè dalla quantità di materia che contiene.

 

Possibili evoluzioni delle stelle (NASA Goddard Space Flight Center, CC BY-SA 4.0)

Possibili evoluzioni delle stelle (cmglee, NASA Goddard Space Flight Center, CC BY-SA 4.0)

 

Le stelle di piccole dimensioni, come la nana rossa Proxima Centauri, si raffredderanno fino a diventare nane bianche, che rappresentano le ceneri della fornace nucleare ormai estinta. Il calore residuo viene irradiato nello spazio su tempi lunghissimi (il vuoto è infatti un ottimo isolante termico) e alla fine della stella rimane un oggetto freddo e inerte chiamato nana nera. Serve talmente tanto tempo perché una nana bianca perda tutto il suo calore che si ritiene che nell'intero universo non ci sia stato ancora tempo sufficiente per produrre alcuna nana nera.

Le stelle di medie dimensioni come il nostro Sole vanno incontro ad una fine un po' più movimentata. Quando il processo di fusione nucleare termina, la stella si gonfia per diventare una gigante rossa; in questa fase, il nostro Sole potrebbe arrivare a lambire l'orbita della Terra, che a quel punto sarebbe incenerita come i pianeti interni Mercurio e Venere. La gigante rossa espellerà gli strati esterni dell'atmosfera, producendo quella che viene chiamata nebulosa planetaria. Il nucleo della stella diventa una nana bianca, che andrà incontro allo stesso destino già descritto sopra.

Le stelle di grandi dimensioni sono destinate invece ad una fine spettacolare. Quando cessa la fusione nucleare, la loro immensa forza di gravità fa collassare la massa verso il centro. Si produce in questo modo una esplosione di supernova, che rilascia talmente tanta energia che per un breve periodo la stella morente brilla più dell'intera galassia di cui fa parte. Alcune supernove sono state osservate dagli astronomi dell'antichità come stelle che, per alcune settimane, erano visibili anche in pieno giorno. Il nucleo della stella viene compresso a densità elevatissime, e produce una stella di neutroni o, nel caso di stelle molto massicce, un buco nero.

Al termine della presentazione, la serata è proseguita nella cupola del telescopio principale e sul terrazzo in cui erano stati posizionati alcuni strumenti portatili. Nonostante la Luna piena rendesse difficile osservare gli oggetti dello spazio profondo, i visitatori hanno potuto ammirare il pianeta Venere con la sua fase (infatti, dato che l'orbita di Venere è interna a quella della Terra, il pianeta presenta delle fasi come la Luna), il sistema stellare multiplo Alcor e Mizar nella costellazione dell'Orsa Maggiore, l'ammasso del Presepe nella costellazione del Cancro, e gli ammassi globulari M3 nella costellazione dei Cani da Caccia e M13 nella costellazione di Ercole.

 

Polaris Aa e B viste con un telescopio amatoriale (Fonte: NVN271 - Own work, CC BY-SA 4.0)

Polaris Aa e B viste attraverso un telescopio amatoriale (NVN271 - Own work, CC BY-SA 4.0)

 

Una chicca finale: con uno degli strumenti portatili siamo riusciti a mostrare ai visitatori più pazienti la stella polare in cui risultava visibile la componente Polaris B. La stella polare è infatti un sistema stellare multiplo composto da tre stelle: Polaris Aa (che è quella più luminosa, che vediamo a occhio nudo) che ha una compagna Polaris Ab troppo vicina per essere osservata con un telescopio amatoriale. La terza componente, Polaris B, è invece sufficientemente distante dalla stella principale -- circa 3 Unità Astronomiche, cioè circa tre volte la distanza media Terra-Sole che vale 150 milioni di km -- da poter essere osservata.

 

  Massa Raggio Temperatura
Polaris Aa 5,4 M 37,5 R 6015 K
Polaris Ab 1,26 M 1,04 R  
Polaris B 1,39 M 1,38 R 6900 K

 

La tabella precedente mostra le caratteristiche delle tre stelle del sistema Polaris. M e R indicano rispettivamente la massa (circa 1,98 × 1030 kg) e il raggio (circa 696000 km) del nostro Sole; di conseguenza, Polaris Aa ha cinque volte la massa e 37 volte il raggio del nostro Sole.