Quanto dista la Luna dalla Terra? Quanto è grande il Sole? Quanto è grande la Via Lattea? Di queste domande conosciamo le risposte in modo abbastanza preciso: la Luna dista 380000 km dalla Terra (in realtà la distanza varia, perché l'orbita della Luna è ellittica); il Sole ha un raggio all'equatore di circa 594000 km; il disco galattico della Via Lattea ha un diametro di 87000 anni luce.

I numeri però non raccontano tutta la storia, perché sono talmente grandi che facciamo fatica a renderci conto delle proporzioni. Quanto è grande il Sole rispetto alla Terra? Quanto è grande il sistema solare rispetto al Sole? Quanto è grande la Via Lattea rispetto al sistema solare?

Abbiamo già affrontato la questione in occasione di una precedente apertura al pubblico. Nella mini-conferenza introduttiva abbiamo affrontato nuovamente il problema delle dimensioni su scala astronomica da un punto di vista  diverso. Il titolo della presentazione è stato "l'Universo in tasca", perché tutto è stato incentrato su una moneta da 2€.

La Terra grande come una moneta da 2€

Supponiamo che la Terra sia grande come una moneta da 2€. Su questa scala, quanto disterebbe la Luna? 1 metro? 10 metri? 100 metri? Quanto sarebbe grande il Sole se la Terra fosse una moneta da 2€? 1 metro, 10 metri, 100 metri?

Il Sole grande come una moneta da 2€

Il gioco prosegue su scale più grandi. Supponiamo che il Sole sia grande come una moneta da 2€. Quanto sarebbe grande il sistema solare, inteso come l'orbita del pianeta più esterno (Nettuno)?

Il sistema solare grande come una moneta da 2€

Se l'orbita di Nettuno fosse grande come una moneta da 2€, quanto sarebbe grande la Via Lattea?

La Via Lattea grande come una moneta da 2€

Infine, se la Via Lattea fosse grande come una moneta da 2€, quanto disterebbe la galassia di Andromeda, che nella realtà dista 2 milioni e mezzo di anni luce?

Al termine della presentazione, i visitatori hanno potuto osservare alcuni interessanti oggetti celesti sotto la guida dei nostri soci. Per cominciare, i telescopi sono stati puntati verso la Luna e il pianeta Venere. In questi giorni la Luna risulta illuminata circa per il 35%. Anche il pianeta Venere, avendo un'orbita interna a quella della Terra (è più vicino al Sole) presenta una fase, anch'esso è illuminato per circa il 36%

In seguito, l'osservazione si è spostata verso due sistemi stellari multipli: Alcor e Mizar nella costellazione dell'Orsa Maggiore, e Albireo nella costellazione del Cigno. Alcor e Mizar costituiscono la seconda stella del "manico" dell'asterismo del "grande carro". Mizar può essere separata in due componenti (Mizar A e Mizar B), che a loro volta sono composte da coppie di stelle che però sono troppo vicine per essere separate con strumenti amatoriali. Albireo è una stella doppia le cui componenti hanno colori diversi, e come tale è uno degli obbiettivi preferiti dagli astrofili.

Alcor e Mizar; By Nikolay Nikolov - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=90786828 Albireo A/B: By Hewholooks - Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5060526

A dinistra: Alcor e Mizar A/B (Nikolay Nikolov - Own work, CC BY-SA 4.0,); a destra: Albireo A/B (Hewholooks - Own work, CC BY-SA 3.0).

Successivamente, l'attenzione si è spostata verso due costellazioni tipicamente estive: lo Scorpione e il Sagittario, che nella figura che segu8e occupano la parte bassa al centro (il Sagittario a sinistra, lo Scorpione a destra).

Alle nostre latitudini queste due costellazioni restano sempre basse sull'orizzonte e sono visibili solo durante l'estate, per cui risultano spesso "annegate" nell'inquinamento luminoso che si vede in lontananza. In più, la luce delle stelle che le compongono deve attraversare molta più atmosfera rispetto alle stelle che si trovano allo zenit (cioè sulla verticale di chi osserva), risultando estremamente deboli al punto da essere visibili solo attraverso un telescopio, tranne che in condizioni eccezionalmente buone (che in pianura Padana, purtroppo, si verificano molto raramente).

Nonostante questo, è stato possibile osservare l'ammasso globulare M4 nella costellazione dello Scorpione, e la Nebulosa Laguna nella costellazione del Sagittario. È sempre fonte di soddisfazione poter mostrare ai visitatori che non servono strumenti super-potenti per ammirare oggetti celesti distanti migliaia di anni luce da noi. È comunque sempre utile ricordare che l'osservazione visuale attraverso un telescopio sarà sempre molto diversa dalle foto degli oggetti celesti che si trovano in rete perché l'occhio umano funziona in maniera diversa rispetto alle fotocamere. In particolare, gli oggetti celesti appaiono molto più piccoli e deboli.

Ammasso globulare M4 By ESO Imaging Survey - https://www.eso.org/public/usa/images/eso1235a/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94663247 M8, la Nebulosa Laguna By ESO/VPHAS+ team - http://www.eso.org/public/images/eso1403a/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30759954

A sinistra: l'ammasso globulare M4 (ESO Imaging Survey - https://www.eso.org/public/usa/images/eso1235a/, CC BY 4.0); a destra: M8, la Nebulosa Laguna (ESO/VPHAS+ team - http://www.eso.org/public/images/eso1403a/, CC BY 4.0). Queste immagini sono state riprese con apparecchiature fotografiche sofisticate; la visione a occhio nudo attraverso al telescopio è molto diversa da così.

 

 

 

 

 

Talete di Mileto

Sabato 1 luglio 2023 alle ore 21:00 presso il Giardino della Gemma di Arqua' Polesine il nostro vicepresidente Luca Boaretto terrà una conferenza pubblica sull'astronomia, e a seguire uno spettacolo in cui vestirà i panni di Talete di Mileto. Al termine dello spettacolo sarà possibile osservare il cielo con la strumentazione scientifica messa a disposizione dal Gruppo Astrofili Polesani.

È richiesta la prenotazione. Per info e prenotazioni chiamare il 366 9768339.

Gruppo Astrofili Polesani

"Spaziando" d'estate

16 giugno 2023 ore 21:30

 

Ammassi Globulari

fossili cosmici della giovane Via Lattea

 

Maria Vittoria Legnardi
 

 

 

Venerdì 16 giugno 2023 alle ore 21.30 prosegue il ciclo di incontri "Spaziando", in cui esperti e studiosi di fama internazionale illustreranno le ultime novità e le più recenti scoperte astronomiche. In questo incontro avremo come ospite Maria Vittoria Legnardi che ci parlerà degli ammassi globulari.

Gli ammassi globulari sono spettacolari agglomerati sferici composti da centinaia di migliaia di stelle tenute insieme dalla gravità. Annoverati tra gli oggetti più antichi dell’Universo, rappresentano dei veri e propri fossili cosmici che permettono di far luce sugli eventi che hanno portato alla formazione della Via Lattea. Un po’ come degli Indiana Jones dello spazio, in questa presentazione andremo alla scoperta dei segreti più nascosti che questi reperti possono rivelarci sull’origine e l’evoluzione della nostra galassia

Maria Vittoria Legnardi ha conseguito la laurea magistrale in Astrofisica e Cosmologia presso l'Università di Padova, dove sta proseguendo la sua formazione come dottoranda di ricerca in astronomia. È autrice di un importante studio, pubblicato nel 2023 sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, in cui getta nuova luce sui meccanismi con cui le nubi interstellari modificano la luce emessa dagli oggetti celesti

La  conferenza si terrà presso il giardino dell'osservatorio astronomico "Vanni Bazzan" in via Sinesio Cappello 12, S. Apollinare (RO) (link alla mappa)

Ingresso gratuito ad offerta libera.

Per informazioni è possibile chiamare il numero 351 6819943 (attivo ogni giorno dalle 19:00 in poi); è anche possibile inviare un messaggio Whatsapp allo stesso numero.

Vi aspettiamo numerosi

 

Locandina dell'evento:



 


La conferenza di Maria Vittoria Legnardi è stata seguita da un folto pubblico nonostante le condizioni meteo non favorevoli (pochi minuti dopo la fine della conferenza ha iniziato a piovere!). Al termine della presentazione, il presidente e il vicepresidente del Gruppo Astrofili Polesani hanno consegnato a Maria Vittoria la targa di socia onoraria come segno di riconoscenza per il contributo dato a "Spaziando".

Gruppo Astrofili Polesani

"Spaziando" d'estate

9 giugno 2023 ore 21:30

 

Le Stelle di Neutroni

 

Roberto Turolla
 

 

 

Venerdì 9 giugno 2023 alle ore 21.30 inizia il ciclo di incontri "Spaziando", in cui esperti e studiosi di fama internazionale illustreranno le ultime novità e le più recenti scoperte astronomiche. In questo primo incontro avremo come ospite Roberto Turolla che ci parlerà delle stelle di neutroni, gli oggetti più misteriosi dell'universo: quali straordinari fenomeni avvengono al loro interno e nelle loro vicinanze?

Roberto Turolla è professore ordinario di astronomia e astrofisica all'Università di Padova, Honorary professor presso il Mullard Space Science Laboratory, University College London e membro della International Astronomical Union. Studia oggetti compatti, stelle di neutroni e buchi neri, attraverso l’acquisizione di dati osservativi e la loro interpretazione in termini di modelli fisici. Le sue ricerche sono state pubblicate da prestigiose riviste internazionali quali Nature e Science.

La  conferenza si terrà presso il giardino dell'osservatorio astronomico "Vanni Bazzan" in via Sinesio Cappello 12, S. Apollinare (RO) (link alla mappa)

Ingresso gratuito ad offerta libera.

Per informazioni è possibile chiamare il numero 351 6819943 (attivo ogni giorno dalle 19:00 in poi); è anche possibile inviare un messaggio Whatsapp allo stesso numero.

Vi aspettiamo numerosi

 

Locandina dell'evento:


La conferenza del prof. Turolla ha attirato un folto pubblico, tra cui molti giovani (e alcuni studenti di astronomia) che ha seguito con attenzione e curiosità le spiegazioni sulle straordinarie proprietà delle stelle di neutroni. Al termine della serata, il prof. Turolla ha ricevuto la targa di socio onorario del Gruppo Astrofili Polesani: un piccolo gesto di ringraziamento che si aggiunge alla lunga lista di riconoscimenti a livello internazionale che ha già ottenuto con i suoi studi.

 

 

Impressione artistica dell'esopianeta 51 Pegasi b By ESO/M. Kornmesser/Nick Risinger (skysurvey.org) - ESO website, CC BY 4.0

Un folto pubblico si è presentato all'osservatorio in occasione dell'apertura al pubblico di venerdì 2 giugno, complice il lungo ponte della Festa della Repubblica e le condizioni meteo tutto sommato accettabili (basta accontentarsi...). La serata è iniziata con una mini-conferenza sulla scoperta degli esopianeti (detti anche pianeti extrasolari), cioè di pianeti che orbitano altre stelle.

Sebbene l'esistenza di pianeti extrasolari fosse ritenuta molto probabile fin dall'antichità, è stato necessario aspettare gli anni '90 per avere le prime osservazioni confermate. I primi esopianeti ad essere confermati sono stati PSR B1257+12 B e PSR B1257+12 B; nonostante i nomi sembrino più appropriati per targhe automobilistiche che pianeti, si è trattato di una scoperta estremamente importante, tanto più che i pianeti non orbitano una stella normale ma la pulsar PSR B1257+12. Una pulsar è una stella di neutroni in rapida rotazione che emette fasci di impulsi radio; le stelle di neutroni si formano dal collasso gravitazionale di una stella di massa molto maggiore del Sole al termine del suo ciclo di vita.

Impressione artistica dei pianeti in orbita attorno alla pulsar PSR B1257+12. Crediti: NASA/JPL-Caltech/R. Hurt (SSC) - http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA08042, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=705149

Impressione artistica dei pianeti in orbita attorno alla pulsar PSR B1257+12 (NASA/JPL-Caltech/R. Hurt (SSC) - http://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA08042, Public Domain)

 

Nel 1995 è stato scoperto il primo pianeta in orbita attorno ad una stella "normale", cioè appartenente alla sequenza principale. Il pianeta, denominato 51 Pegasi b, ha fruttato agli astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz che l'hanno scoperto il premio Nobel per la fisica.

Impressione artistica dell'esopianeta 51 Pegasi b; By ESO/M. Kornmesser/Nick Risinger (skysurvey.org) - ESO website, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39719418

Impressione artistica dell'esopianeta 51 Pegasi b (ESO/M. Kornmesser/Nick Risinger (skysurvey.org) - ESO website, CC BY 4.0)

 

Da allora, i pianeti extrasolari sono stati scoperti a centinaia al punto che i sistemi planetari, che una volta si ritenevano come minimo rari, sono oggi considerati la normalità.

Scoprire pianeti extrasolari è abbastanza difficile: non per niente le scoperte sono avvenute solo di recente. Le stelle sono infatti molto lontane da noi, e la presenza di un pianeta viene nascosta dalla luminosità accecante della stella. Osservare un esopianeta è un po' come cercare di osservare una zanzara che svolazza attorno ad un faro che si trova a chilometri di distanza!

Tra le diverse tecniche usate dagli astronomi per intuire la presenza di esopianeti attorno alle stelle c'è il metodo dell'occultamento detto anche metodo del transito: un esopianeta che transita lungo la linea di visuale tra noi e la sua stella ne diminuisce la luminosità. Di conseguenza, il metodo dell'occultamento richiede di misurare la luminosità di una stella alla ricerca di cali periodici, che possono indicare il passaggio di un corpo che blocca temporaneamente parte della luce.

Come funziona il metodo dell'occultamento; By User:Nikola Smolenski - Inspired by image at http://www.iac.es/proyect/tep/transitmet.html, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=487277

Rappresentazione schematica del metodo dell'occultamento: il passaggio di un esopianeta davanti ad una stella ne abbassa di poco la luminosità (curva in basso). User:Nikola Smolenski - Inspired by image at http://www.iac.es/proyect/tep/transitmet.html, CC BY-SA 3.0

 

Il metodo dell'occultamento è stato oggetto di uno dei nostri immancabili "Astro attack!"; stavolta abbiamo avuto bisogno di un po' di supporto tecnologico ma, come da tradizione, molto a buon mercato. Ecco la lista del materiale occorrente:

  • Una fotoresistenza (abbiamo usato una GL5506, ma qualunque altra fotoresistenza va bene);
  • Una resistenza da 1k
  • Un microcontrollore Arduino o compatibile
  • Un PC per visualizzare i risultati
  • Due dischi di cartone annerito incollati alle estremità di altrettanti stecchini.

Una fotoresistenza è un dispositivo elettronico che agisce come una resistenza (cioè rallenta il passaggio di una corrente elettrica) il cui valore dipende dall'intensità della luce a cui è esposta. Di conseguenza, una fotoresistenza illuminata farà registrare un valore di resistenza basso, mentre la stessa fotoresistenza tenuta al buio farà registrare un valore di resistenza elevato.

Fotoresistenza (foto di Moreno Marzolla)

 

Abbiamo utilizzato un microcontrollore Arduino compatibile per leggere e visualizzare tramite un PC il valore della fotoresistenza. Per fare ciò abbiamo realizzato con l'aiuto del nostro socio Gianluca Colombo un semplice circuito, detto partitore resistivo, schematizzato come segue:

Per completare l'esperimento è sufficiente caricare il programma seguente sull'Arduino, e attivare il "plotter seriale" del software Arduino IDE.

void setup( )
{
  Serial.begin(9600);
}

void loop( )
{
  const int sensorValue = analogRead(A0);
  Serial.print("0 ");
  Serial.println(sensorValue);
  delay(100);
}

Puntiamo ora una lampada da tavolo verso la fotoresistenza. Usiamo due dischi di cartone annerito attaccati alle estremità di due stecchini per simulare il passaggio di esopianeti; i dischi devono avere dimensione diversa, dato che esistono esopianeti di tutte le taglie.

Due dischi di cartone di diversa misura incollati alle estremità di due stecchini rappresenteranno due esopianeti di diversa dimensione (Foto di Moreno Marzolla)

 

facciamo passare i due dischi di cartone tra la lampada e la fotoresistenza, e osserviamo come cambia l'intensità luminosa captata dalla fotoresistenza. Il disco piccolo produrrà un piccolo calo di luminosità, mentre il disco più grande produrrà un calo più marcato.

Di conseguenza, il metodo dell'occultamento fornisce anche informazioni sulla dimensione del corpo che passa davanti alla stella.

L'osservazione al telescopio principale ha avuto come protagonista la Luna piena (illuminata al 98%) che molti visitatori hanno "portato a casa" fotografandola col proprio cellulare direttamente dall'oculare del telescopio. Grazie agli strumenti portatili di recente acquisizione, è stato anche possibile ammirare il pianeta Venere, illuminato al 50%, che appariva come un piccolo dischetto luminoso diviso a metà. L'esplorazione del cielo è poi proseguita, scansando le immancabili nuvole, con la "doppia doppia" della Lira, Epsilon Lyrae, e per i più avventurosi la nebulosa ad anello M57, purtroppo a malapena visibile a causa del cielo velato e del chiarore diffuso prodotto dalla Luna.

 

Dopo mesi di maltempo, la serata di venerdì 5 maggio 2023 si è finalmente presentata serena, pur con qualche velatura. Non sorprende quindi che in molti visitatori si siano presentati alla consueta apertura al pubblico dell'osservatorio "Vanni Bazzan" di S. Apollinare, desiderosi di esplorare la volta celeste sotto la guida dei nostri divulgatori.

La mini-conferenza di introduzione alla serata è stata dedicata alle stelle: come nascono, come evolvono, e come concludono la loro esistenza? Con uno dei nostri "astro attack" abbiamo mostrato al pubblico quanto sia semplice (si fa per dire...) costruire una stella con pochi ingredienti e un po' di ingegno. Ma andiamo con ordine.

Le stelle si formano quando una nube di gas (tipicamente, idrogeno) e polveri inizia ad addensarsi a causa della forza di gravità. Il collasso della nube spinge gli atomi di idrogeno sempre più vicini tra loro, fino ad innescare la reazione di fusione nucleare in cui gli atomi di idrogeno vengono "spinti" dalla gravità l'uno contro l'altro per produrre atomi di elio. Questo procedimento, su vasta scala, libera una immensa quantità di energia: si è accesa una stella!

L'idrogeno è un gas molto comune sulla Terra, ma si trova prevalentemente nelle molecole di acqua, che sono composte da due atomi di idrogeno legati a uno di ossigeno. Ecco gli ingredienti per separare l'idrogeno dall'ossigeno:

  • una vaschetta d'acqua
  • bicarbonato o sale da cucina
  • un foglio di alluminio da cucina
  • una batteria da 4,5V
  • una provetta o piccolo flacone vuoto, anche di plastica
  • del filo elettrico

 

Elettrolisi di una soluzione di acqua e bicarbonato di sodio, in preparazione

 

Si scioglie qualche cucchiaino di bicarbonato o di sale da cucina nell'acqua; si collega il polo positivo al foglio di alluminio opportunamente piegato e immerso nell'acqua, e il polo negativo ad un pezzo di filo elettrico la cui estremità è stata privata della guaina di protezione.

Si immerge la provetta nella vaschetta e la si riempie completamente con la soluzione, facendo uscire tutta l'aria. Si posiziona la provetta con la base rivolta verso il basso e immersa nell'acqua; per mantenere stabile la provetta si può usare una molletta da bucato infilata in un sostegno di fil di ferro opportunamente sagomato. Inserendo il cavo elettrico collegato al polo positivo della batteria all'interno della fialetta, si svilupperanno delle piccole bolle di idrogeno che si accumuleranno in cima. Abbiamo ottenuto l'ingrediente con cui costruire una stella!

 

Schema esperimento per elettrolisi dell'acqua

 

L'unico problema è che per costruire una stella di medie dimensioni come il nostro Sole servono 2 miliardi di miliardi di miliardi di tonnellate di idrogeno...

 

 

 

Le stelle evolvono in un delicato equilibrio tra la forza di gravità, che tende a comprimerle verso il centro, e l'energia prodotta dalla fusione nucleare che invece tende a farle esplodere. Finché queste forze si bilanciano, le stelle continuano a brillare; il nostro Sole è arrivato a circa metà della sua vita, e continuerà così per altri 6 miliardi di anni.

Una volta esaurito l'idrogeno, le stelle iniziano a fondere elio per produrre elementi via via più pesanti. Il processo termina quando viene prodotto ferro. Se si tenta di fondere atomi di ferro per produrre elementi più pesanti, non viene liberata energia ma ne viene consumata. A questo punto la sorte di una stella è segnata, e dipende dalla sua massa, cioè dalla quantità di materia che contiene.

 

Possibili evoluzioni delle stelle (NASA Goddard Space Flight Center, CC BY-SA 4.0)

Possibili evoluzioni delle stelle (cmglee, NASA Goddard Space Flight Center, CC BY-SA 4.0)

 

Le stelle di piccole dimensioni, come la nana rossa Proxima Centauri, si raffredderanno fino a diventare nane bianche, che rappresentano le ceneri della fornace nucleare ormai estinta. Il calore residuo viene irradiato nello spazio su tempi lunghissimi (il vuoto è infatti un ottimo isolante termico) e alla fine della stella rimane un oggetto freddo e inerte chiamato nana nera. Serve talmente tanto tempo perché una nana bianca perda tutto il suo calore che si ritiene che nell'intero universo non ci sia stato ancora tempo sufficiente per produrre alcuna nana nera.

Le stelle di medie dimensioni come il nostro Sole vanno incontro ad una fine un po' più movimentata. Quando il processo di fusione nucleare termina, la stella si gonfia per diventare una gigante rossa; in questa fase, il nostro Sole potrebbe arrivare a lambire l'orbita della Terra, che a quel punto sarebbe incenerita come i pianeti interni Mercurio e Venere. La gigante rossa espellerà gli strati esterni dell'atmosfera, producendo quella che viene chiamata nebulosa planetaria. Il nucleo della stella diventa una nana bianca, che andrà incontro allo stesso destino già descritto sopra.

Le stelle di grandi dimensioni sono destinate invece ad una fine spettacolare. Quando cessa la fusione nucleare, la loro immensa forza di gravità fa collassare la massa verso il centro. Si produce in questo modo una esplosione di supernova, che rilascia talmente tanta energia che per un breve periodo la stella morente brilla più dell'intera galassia di cui fa parte. Alcune supernove sono state osservate dagli astronomi dell'antichità come stelle che, per alcune settimane, erano visibili anche in pieno giorno. Il nucleo della stella viene compresso a densità elevatissime, e produce una stella di neutroni o, nel caso di stelle molto massicce, un buco nero.

Al termine della presentazione, la serata è proseguita nella cupola del telescopio principale e sul terrazzo in cui erano stati posizionati alcuni strumenti portatili. Nonostante la Luna piena rendesse difficile osservare gli oggetti dello spazio profondo, i visitatori hanno potuto ammirare il pianeta Venere con la sua fase (infatti, dato che l'orbita di Venere è interna a quella della Terra, il pianeta presenta delle fasi come la Luna), il sistema stellare multiplo Alcor e Mizar nella costellazione dell'Orsa Maggiore, l'ammasso del Presepe nella costellazione del Cancro, e gli ammassi globulari M3 nella costellazione dei Cani da Caccia e M13 nella costellazione di Ercole.

 

Polaris Aa e B viste con un telescopio amatoriale (Fonte: NVN271 - Own work, CC BY-SA 4.0)

Polaris Aa e B viste attraverso un telescopio amatoriale (NVN271 - Own work, CC BY-SA 4.0)

 

Una chicca finale: con uno degli strumenti portatili siamo riusciti a mostrare ai visitatori più pazienti la stella polare in cui risultava visibile la componente Polaris B. La stella polare è infatti un sistema stellare multiplo composto da tre stelle: Polaris Aa (che è quella più luminosa, che vediamo a occhio nudo) che ha una compagna Polaris Ab troppo vicina per essere osservata con un telescopio amatoriale. La terza componente, Polaris B, è invece sufficientemente distante dalla stella principale -- circa 3 Unità Astronomiche, cioè circa tre volte la distanza media Terra-Sole che vale 150 milioni di km -- da poter essere osservata.

 

  Massa Raggio Temperatura
Polaris Aa 5,4 M 37,5 R 6015 K
Polaris Ab 1,26 M 1,04 R  
Polaris B 1,39 M 1,38 R 6900 K

 

La tabella precedente mostra le caratteristiche delle tre stelle del sistema Polaris. M e R indicano rispettivamente la massa (circa 1,98 × 1030 kg) e il raggio (circa 696000 km) del nostro Sole; di conseguenza, Polaris Aa ha cinque volte la massa e 37 volte il raggio del nostro Sole.

 

Pianeta Marte

L'apertura al pubblico di venerdì 28 aprile 2023 ha visto la partecipazione di un folto pubblico desideroso di osservare il cielo. La serata è iniziata a una mini-conferenza sul pianeta Marte, che assieme a Venere domina il cielo notturno in questo periodo.

Marte è il quarto pianeta partendo dal Sole; ha un diametro di circa 6800 km (poco più di metà del diametro della Terra), e orbita il Sole ad una distanza media di 25 milioni di km. Il pianeta Marte ha da sempre suscitato grande interesse: alcuni dei primi astronomi che l'hanno osservato al telescopio ritenevano di avere individuato una rete di canali artificiali per l'irrigazione, suggerendo quindi l'esistenza di una civiltà marziana. Da questo è nato il mito dei "marziani" come l'archetipo delle forme di vita extraterrestri.

Mappa di Marte disegnata da Giovanni Schiaparelli

Mappa di Marte disegnata da Giovanni Schiaparelli tra il 1877 e il 1886 (NASA publication SP-4212, On Mars: Exploration of the Red Planet. 1958-1978. ch1-2., Public Domain)

Con l'aiuto di una webcam e una vaschetta d'acqua, abbiamo mostrato come le osservazioni visive al telescopio siano estremamente difficoltose. Per prima cosa l'immagine è stata sfocata, dato che i telescopi hanno una risoluzione limitata che impedisce di avere una visione perfettamente nitida di oggetti lontani. Successivamente, muovendo l'acqua della vaschetta è stata simulata la turbolenza atmosferica che causa ondeggiamenti e distorsioni. Possiamo quindi renderci conto quanto sia difficile distinguere visivamente le caratteristiche della superficie marziana! Solo l'uso di tecniche fotografiche avanzate, e l'impiego di sonde spaziali, hanno consentito di  osservare in dettaglio la superficie del pianeta rosso, verificando che i "canali su Marte" erano solo il frutto di una illusione ottica.

 

 

Al termine della presentazione introduttiva, la serata è proseguita sulla terrazza dell'osservatorio, dove i visitatori hanno potuto ammirare i crateri della Luna con il telescopio principale; inoltre, grazie ad alcuni telescopi portatili di recente acquisizione posizionati sull'ampio terrazzo, è stato possibile osservare Venere e Marte. In questo periodo, Venere si trova quasi alla massima elongazione, cioè alla massima distanza angolare apparente dal Sole rispetto alla Terra. Questo è quindi il periodo migliore per osservarlo, dato che resta visibile a lungo dopo il tramonto e appare molto brillante verso ovest. A causa della sua orbita interna rispetto alla Terra, Venere attraversa delle fasi come la Luna: in particolare, in questo momento risulta illuminato per poco più di metà.

 

Il pianeta Marte nella costellazione dei Gemelli

 

Marte si trova attualmente nella costellazione dei Gemelli; non è appariscente come Venere, ma dovrebbe risultare chiaramente visibile a occhio nudo, anche in presenza di inquinamento luminoso, in direzione Ovest sotto a Castore e Polluce, le due stelle più brillanti dei Gemelli. Visto con i nostri telescopi portatili, Marte è apparso come un piccolo disco di colore rossiccio. Non è stato possibile osservare nessuna caratteristica superficiale: per questo sarebbero servivi altri strumenti in grado di elevati ingrandimenti; in ogni caso, per quanto detto sopra, si sarebbe comunque ottenuta una visione sfocata e tremolante.

 

Alcor e Mizar Ammasso del Presepe (M44) Ammasso globulare M3

Da sinistra verso destra: Alcor e Mizar (Martin Baessgen - http://www.martin-x.de/astro/astro_dsv.html, CC BY-SA 2.5); ammasso del Presepe (Fried Lauterbach - Own work, CC BY-SA 4.0); ammasso globulare M3 (Robert J. Vanderbei. - http://en.wikipedia.org/wiki/Image:M3LRGB_891x674.jpg, CC BY 2.5)

 

Nonostante la serata umida e il cielo pesantemente velato, abbiamo deciso di sfidare la sorte (e la pazienza dei visitatori...) per tentare l'osservazione di alcuni oggetti dello spazio profondo. Il primo obbiettivo è stato Alcor e Mizar, un sistema multiplo visuale composto da Alcor (una stella doppia) e Mizar (una stella quadrupla, cioè composta da quattro componenti legate gravitazionalmente). Mizar è molto facile da trovare, essendo la seconda stella partendo dal "manico" del "grande carro" nella costellazione dell'Orsa Maggiore. Già un semplice binocolo è in grado di separare Mizar da Alcor, che appaiono come due puntini luminosi ben distanziati. Gli strumenti dell'osservatorio sono stati in grado di separare Mizar nelle due componenti principali dette Mizar A e Mizar B.

Dopo Alcor e Mizar abbiamo proposto ai visitatori M44, detto "ammasso alveare" o "ammasso del Presepe" nella costellazione del Cancro. M44 è un ammasso aperto composto da circa un migliaio di stelle che occupano una regione di circa 20 anni luce di diametro. Al telescopio si possono osservare alcune decine delle stelle più luminose, che appaiono come un gruppo di puntini luminosi distanziati. Abbiamo già parlato di ammassi stellari in occasione di una precedente apertura al pubblico.

Per concludere in bellezza, i visitatori hanno potuto ammirare l'ammasso aperto M3 nella costellazione dei Cani da Caccia. M3 è composto da circa mezzo milione di stelle racchiuse in una regione sferica del diametro di 180 anni luce. Serve un po' di pazienza per osservarlo, perché appare come una piccola macchia debolmente luminosa di forma sferica dai bordi molto sfumati. Se però si ha la pazienza di perseverare, si potrà ammirare con i propri occhi un oggetto distante più di 35000 anni luce.

La serata si è conclusa tra la soddisfazione generale dei presenti, che oltre alle osservazioni ai telescopi hanno potuto ascoltare le spiegazioni dei nostri divulgatori. Non possiamo che ringraziare chi è venuto a trovarci, e chi deciderà di farci visita nelle prossime aperture al pubblico!